Salinger Jerome D. - 1951 - Il Giovane Holden by Salinger Jerome D

Salinger Jerome D. - 1951 - Il Giovane Holden by Salinger Jerome D

autore:Salinger Jerome D. [Salinger Jerome D.]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Fiction, General
ISBN: 9788806193096
editore: Einaudi
pubblicato: 2008-03-14T23:00:00+00:00


16

Quando finii di far colazione era mezzogiorno appena, e io dovevo vedere la vecchia Sally soltanto alle due, sicché mi misi a darci dentro a camminare. Non riuscivo a togliermi di mente quelle due suore. Continuavo a pensare a quel vecchio cestino di paglia scassato col quale se ne andavano in giro a far la questua quando non facevano scuola. Cercavo di figurarmi mia madre o qualcun altro, mia zia, o quella matta della madre di Sally Hayes, ferme davanti a un magazzino a far la questua per i poveri con un vecchio cestino di paglia scassato. Era difficile figurarsele. Non tanto mia madre, ma quelle altre due. Mia zia è molto caritatevole - lavora moltissimo per la Croce Rossa e compagnia bella - ma è molto elegante e via dicendo, e quando fa le opere di carità è sempre molto ben vestita, col rossetto sulle labbra e tutte quelle porcherie. Non riuscivo a figurarmela a fare un’opera di carità se avesse dovuto vestirsi di nero da capo a piedi e non mettersi il rossetto. E la madre della vecchia Sally Hayes. Cristo. Quella lì potrebbe andarsene in giro a far la questua con un cestino solo a patto che nel dare l’offerta tutti quanti le leccassero gli stivali. Se si limitassero a lasciar cadere i soldi nel cestino e poi se ne andassero senza dirle una parola, ignorandola e tutto quanto, lei pianterebbe baracca e burattini in meno di un’ora. Si sbarberebbe. Darebbe indietro il cestino e poi andrebbe a far colazione in qualche posto chic. Ecco che cosa mi piaceva in quelle due suore. Tanto per cominciare, si vedeva benissimo che non erano mai andate a far colazione in un posto chic. E quel loro non andar mai a far colazione in un posto chic né niente, che tristezza d’inferno mi venne quando ci pensai. Lo sapevo benissimo che non era importante, ma mi venne una gran tristezza lo stesso.

Presi a camminare verso Broadway, tanto per fare una cosa, perché non ci andavo da anni. Inoltre, volevo trovare un negozio di dischi aperto anche la domenica. C’era un disco che volevo regalare a Phoebe, quello intitolato Little Shirley Beans. Era difficile trovarlo. Parlava di una ragazzina che non voleva uscire di casa perché le erano caduti due incisivi e si vergognava. L’avevo sentito a Pencey. Ce l’aveva un ragazzo che stava nell’ala vicino alla mia, e io avevo cercato di comprarlo a lui perché sapevo che la vecchia Phoebe sarebbe rimasta senza fiato a sentirlo, ma lui non aveva voluto vendermelo. È un disco vecchissimo, fantastico, che Estelle Fletcher, quella cantante negra, ha inciso che sarà una ventina d’anni. Fa molto Dixieland e bordello, come lo canta, e non è affatto sdolcinato. Se lo cantasse una bianca lo renderebbe maledettamente piacevole, ma la vecchia Estelle Fletcher sapeva il fatto suo e quello era uno dei dischi più belli che avessi sentito in vita mia. Pensai di comprarlo in qualche negozio che fosse aperto la domenica e poi di portarmelo al parco.



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